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Sabato, 10/06/2023
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Montagnana: il castello, la rocca e il borgo


Correva l'anno 1360 quando i Carraresi, signori di Padova, intrapresero la costruzione dell'imponente e ingegnosa cinta muraria che avrebbe fatto di Montagnana una delle più robuste e celebri città fortificate d'Europa. Le mura, la Rocca degli Alberi e il Castello di San Zeno, tutti elementi cardine del complesso sistema di fortificazioni, dovevano servire a rafforzare il confine con il territorio veronese degli Scaligeri. Le fortificazioni precedenti, realizzate in età altomedievale, erano costituite sostanzialmente da fossati, terrapieni, palizzate ed altre barriere naturali e potevano servire a stento da deterrente contro le scorrerie degli Ungari. Con la nuova cinta muraria, autentico capolavoro di ingegneria militare, fu allargato anche lo spazio all'interno del quale si sarebbe sviluppato il borgo: un fitto reticolo di viuzze pittoresche e di edifici ancora oggi meravigliosamente conservati, il cui fascino ha conquistato, fra l'altro, il regista Franco Zeffirelli che scelse la cittadella come ambientazione del suo “Romeo e Giulietta”. Le mura merlate formano un quadrilatero irregolare di area pari a circa 24 ettari e toccano gli otto metri. All'esterno, poi, fu scavato un vallo ampio anche 40 metri, pronto a trasformarsi in fossato grazie alle acque del fiume Frassine, deviate verso le mura con un sofisticato sistema di canalizzazione. Le alte torri a più piani furono munite di armi difensive e offensive, magazzini e alloggiamenti per la guarnigione. Sul lato interno, invece, una striscia di terra fu riservata a coltivo, al fine di resistere anche agli assedi più lunghi. Due rocche furono erette a guardia delle porte, mentre il perimetro fu ulteriormente rafforzato con la costruzione di quattro bastie, oggi scomparse. Il padovano risultava in tal modo imprendibile, anche in virtù delle zone paludose circostanti, praticamente intransitabili o facili da inondare in caso di guerra. Di fatto, fino al XVI secolo, la fortezza non fu mai espugnata. La porta che guarda verso Verona è tuttora sormontata dalla poderosa Rocca degli Alberi, costruita contemporaneamente alle mura. L'accesso alla rocca, che oggi affascina i visitatori con il suo profilo romantico, era precluso agli invasori dalla presenza di torrette, porte a battenti, saracinesche e ponti levatoi. Sul versante opposto, l'accesso da Padova poteva avvenire solo attraverso le porte del Castello di San Zeno. Dato alle fiamme e ricostruito nel 1242 per essere ulteriormente irrobustito, questo edificio tetragono fu completamente cinto da un fossato che lo isolava anche dalla cittadella. Oltre al mastio, alto circa 40 metri, quattro torri ne sorvegliavano il perimetro (oggi se ne possono ammirare due). Superato il ponte levatoio, in origine, si accedeva direttamente all'ampio cortile interno del castello. La delicata funzione esercitata dalla cittadella e dalle sue fortificazioni durò fino all'avvento del dominio di Venezia, che pose fine alle schermaglie fra le altre città venete. Il Castello di San Zeno fu adibito a magazzino e ad alloggio di truppe per secoli: un ruolo conservato anche dopo la caduta della Repubblica Veneziana, sotto gli austriaci e nel corso della Grande Guerra. Solo un recente restauro ha sottratto il castello a una condizione di abbandono e degrado, restituendolo al pubblico come sede di uffici pubblici e del Museo civico “Antonio Giacomelli”, che conserva testimonianze archeologiche, di storia medievale e moderna, oltre a una raccolta di ceramiche e documenti musicali. Usciti da San Zeno è certamente consigliabile una visita alla cittadella e al suo centro storico pittoresco. Sulla vasta piazza centrale di Montagnana è affacciata la sagoma slanciata del Duomo, ispirato al gotico veneto ma completato in epoca rinascimentale. Ciò spiega la differenza di stile fra interni ed esterni. La facciata è impreziosita dal grande orologio, munito della sola lancetta delle ore, e dal portale attribuito a Jacopo Sansovino. L'interno sfoggia decorazioni eleganti e opere pittoriche di valore come la Trasfigurazione del Veronese, Giuditta e il David del Giorgione e alcune tavole di Giovanni Buonconsiglio. In piazza spiccano anche i profili eleganti di Palazzo Valeri e del Palazzo Settecentesco, con i caratteristici camini alla veneziana. Passeggiando per via Matteotti si incontra il Palazzo Magnavin-Foratti, altro esempio del gotico veneziano, dove probabilmente risiedette la moglie del celebre condottiero Erasmo da Narni, detto il Gattamelata. Di impronta tardo-romanica è, invece, la chiesa di San Francesco, in via Scaligera con l'attiguo monastero delle Clarisse. Passando sotto Porta Padova, infine, si esce dal borgo e si incontra Villa Pisani, uno dei capolavori del Palladio, con la facciata ornata da due ordini di semi-colonne e da due loggiati coronati da timpani. Contrariamente alle abitudini dell'architetto padovano, infatti, la villa è articolata su due piani.

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