Nel cuore pulsante del vasto centro storico di Bologna, uno dei più straordinari musei diffusi d'Italia, fra strade eleganti e signorili e vicoli angusti e suggestivi, fra portici talvolta ampi e solenni, talvolta bassi e umili, si apre la meravigliosa Piazza Santo Stefano, al centro della quale troneggia l'omonima basilica che costituisce il vanto della dotta città universitaria. La chiesa di Santo Stefano, detta anche Chiesa delle sette chiese, è legata alle più antiche memorie di storia e religiosità bolognesi. Si tratta di un complesso monumentale di edifici, ricordato fin dall'anno 887 col nome di "Santa Gerusalemme". Un racconto leggendario della fine del XII secolo ne attribuisce la fondazione al vescovo bolognese Petronio, patrono della città, vissuto fra il 431 e il 450. In questo luogo San Petronio avrebbe riprodotto e dedicato al Protomartire cristiano, Stefano, i luoghi della Passione di Cristo, visitati in un suo viaggio in Terrasanta. Qui il presule fu ed è tuttora sepolto. Alcuni scavi archeologici anno evidenziato che, già alla fine del IV secolo, l'area adiacente la via Aemilia (oggi chiamata Strada Maggiore) e quella a est del centro cittadino ospitava un cimitero cristiano, dove verosimilmente furono traslati i corpi dei Protomartiri locali, Vitale e Agricola, rinvenuti nel 392-'93, come testimoniato da sant'Ambrogio di Milano, nel cimitero giudaico. Il luogo conserva anche tracce dell'insediamento dei Longobardi, che conquistarono Bologna nel 727, e di Carlo Magno, che nel 786 prelevò alcune reliquie dei martiri. Dopo una probabile decadenza tra IX e X secolo, il complesso si risollevò grazie all'arrivo dei monaci benedettini, in conseguenza del quale la chiesa divenne abbazia. La loro presenza è documentata per la prima volta nell'anno 983, e la loro intensa attività edilizia, concentrata tra XI e XIII secolo, conferì all'edificio quell'articolazione e quelle linee romaniche che ancora conserva, nonostante i restauri moderni. La complessa architettura si sarebbe arricchita, tuttavia, anche in seguito, con l'aggiunta di altre costruzioni, in gran parte scomparse. In effetti, i restauri non sempre felici eseguiti fra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX hanno inciso sull'aspetto e sulla struttura dell'intero complesso, riducendo a quattro le tradizionali "sette chiese". Fra queste, è oggi possibile visitare la Chiesa del Battista, ad una sola navata, eretta in età romanica su un edificio minore. Il presbiterio è barocco ed è datato 1637. La volta è a capriata, mentre la navata termina in un'imponente scalinata sulla quale domina un grande crocifisso realizzato da Simone de' Crocefissi nel 1380. Sotto la Chiesa del Battista fu costruita la Cripta dell'abate Martino, del tipo ad oratorio, suddivisa in cinque anguste navate scandite da colonne tutte diverse fra loro. Qui vennero accolte, subito dopo l'anno Mille, le spoglie di Vitale e Agricola, dalla vicina chiesa fatiscente. In fondo alla cripta è situato l'altare con l'urna che racchiude i resti mortali dei martiri bolognesi. La Chiesa del Santo Sepolcro, la più antica del complesso, fu eretta, secondo la leggenda, da San Petronio. Essa racchiude quasi 1600 anni di storia cristiana e 200 di storia pagana (in particolare del culto di Iside). La pianta è ottagonale con galleria superiore a volta. Fu ristrutturata in età romanica sui resti di un tempio pagano dedicato, appunto, alla dea Iside. Nell'edicola centrale è posta la tomba di San Petronio. La Chiesa dei Santi Vitale e Agricola, invece, è a tre navate divise da colonne e pilastri e conserva i sarcofagi vuoti dei Protomartiri, scolpiti in epoche diverse (VIII e XI secolo). Al centro del cortile detto "di Pilato", si nota la vasca che rappresenta il bacile in cui Pilato si lavò le mani. Un'epigrafe lungo il bordo ricorda i re longobardi Liutprando e Ildeprando. Ultima in ordine cronologico, la Chiesa della Trinità (o del Calvario) è stata ampiamente restaurata e presenta una pianta traversale articolata nel lato sud-est in piccoli vani. La chiesa fu costruita su precedente martyrion paleocristiano cruciforme. Infine, il chiostro, detto "dei Caduti" per le lapidi che ricordano i Bolognesi morti nella grande guerra, si sviluppa su due logge sovrapposte, dell'XI e del XIII secolo. Il complesso di Santo Stefano, oltre al suo incommensurabile valore storico, conserva anche testimonianze artistiche di grande valore, legate a nomi quali, ad esempio, Simone de' Crocefissi, Vitale da Bologna e Lippo di Dalmasio. Da segnalare, poi, un frammento di affresco raffigurante "La strage degli Innocenti" che apparteneva al ciclo pittorico eseguito intorno al 1250 da Marco di Berlinghieri da Lucca per la volta del Santo Sepolcro. Un'opera fatalmente distrutta nel 1804.